RAGE AGAINST THE MACHINE – Evil Empire (Epic)

Seppellire l’America sotto una sassaiola di parole, sputate fuori come dalla bocca di un AK47.

Parole che crivellano il corpo dello Zio Sam e lo inchiodano al crocifisso delle proprie crudeltà.

Evil Empire conferma, senza sostanziali modifiche, l’impianto sonoro devastante del disco di debutto. Dimostrando che i Rage Against the Machine riescono ad aggirare le trincee delle mode strisciando col passo del giaguaro sotto il filo spinato delle tendenze, supportati ora da un attivismo militante che ne rafforza l’urlo insurrezionalista di cui si fanno portavoce credibili.

Un atto d’accusa moderno sulle falsità del sogno americano e sul suo prezzo. Qualcosa che va oltre l’atto di rivendicazione razziale di cui il linguaggio rap è stato spesso veicolo, che va ben oltre la protesta del ghetto, oltre la rabbia dei sobborghi, reso ancora più assordante dall’ assalto sonoro helmetiano di Morello, Commerford e Wilk. 

Evil Empire è animato da una rabbia viscerale ed ostile, ancora più radicale ed intensa di quella del suo predecessore pur avendone ormai metabolizzato, da ascoltatori passivi, l’effetto sorpresa.

Se quattro anni prima il commando californiano ci aveva sorpresi nel sonno, Evil Empire ci trova adesso vigili ma non meno inermi davanti all’avanzare di panzer come Bulls on Parade, People of the Sun, Tire Me, Vietnow, della zeppelliniana Darkness o della fugaziana Year of the Boomerang.

Usciremo fuori dalle nostre tane con le mani alzate o con le dita premute contro il grilletto? 

                                                                                    Franco “Lys” Dimauro

Lascia un commento