GRUPPO OPERAIO ‘E ZEZI DI POMIGLIANO D’ARCO – Tammurriata dell’Alfasud (I Dischi del Sole)

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Tanti li avrebbero scoperti molto, molto tempo dopo.

Nell’1.9.9.5.: l’anno di Sanacore, il disco che fondeva le istanze etno-dub della On-U Sound con la musica popolare partenopea. Fronne che rimbalzavano dentro il flipper del reggae giamaicano e i vuoti d’aria del dub.

Un disco che sanciva l’unione tra la vecchia musica napoletana e quella moderna, di cui gli Almamegretta, a quei tempi, rappresentano la massima espressione.

Una continuità convalidata dalla presenza di icone come Giulietta Sacco e Marcello Colasurdo. Operaio all’Alenia di Pomigliano d’Arco e pelle di cuoio negli ‘e Zezi.

Che sono all’incirca la stessa cosa. ‘e Zezi nascono infatti nel 1975 all’interno della comunità operaia degli stabilimenti Alfa Romeo stanziati nelle pianure di Pomigliano, assieme ad altri collettivi spontanei come quello delle Nacchere Rosse di Salvatore “Sciuscià” Anfuso.

Autentica voce proletaria e di eversione operaia, ‘e Zezi sono un bollettino di rivendicazione sindacale e di denuncia sociale che avanza a ritmo di tammuriata.

Rappresentano l’opposizione reale, il malcontento che gonfia dal basso, ‘u pazzariello che annuncia che il padrone non solo è “asciuto pazzo” ma è diventato un criminale che sfrutta il sangue operaio.

Tammurriata dell’Alfasud è un disco di denuncia vera, fuori da ogni metafora poetica. Un bollettino di guerra come quello che apre ‘A Flobertè Venerdì 11 aprile 1975. Alle 13.25 una violenta esplosione distrugge la Flobert, una polveriera di Sant’Anastasia, sotto le pendici del Vesuvio. Dodici operai muoiono dilaniati dall’esplosione. 

I parenti verranno chiamati a riconoscere una testa, una mano, un brandello di faccia, un braccio. Il Presidente Leone manderà lettere di cordoglio e dodici bandiere tricolore, per dar loro la stessa divisa dei morti del Vajont. Gli stessi cui aveva promesso giustizia prima di mettersi a capo del collegio di avvocati che difesero l’Enel nella causa intentata dai superstiti di quella tragedia.

Dentro la fabbrica si lavora senza autorizzazione a micidiali polveri da sparo per armi giocattolo. Ci lavorano uomini e donne venuti a patto con la morte pur di evitare la disoccupazione.

Sono le morti bianche, quelle che facevano notizia un paio di anni fa e ora nuovamente taciute, sorpassate dalle nuove emergenze scelta dai mass-media a seconda del prodotto da vendere: il vaccino anti-influenzale, la carne di pollo, le uova di coccodrillo, il sapone per lavare i cessi.  

‘e Zezi sono una cerniera tra l’arte popolare del canto di lavoro e il riscatto morale della lotta di classe. Fatica e salario, tradizione e potere alla parola.

E Tammurriata dell’Alfasud è un disco fatto di parole. Tante.

Dirette più allo stomaco che alle orecchie.

         

 

                                                                                Franco “Lys” Dimauro

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