Quando ho sventrato il plico credevo si trattasse di una band omonima. Poi vedo il logo della Feel Presents e capisco che, oltre a me, solo loro potevano ricordarsi dei Moffs, da Sydney: un pugno di dischi che spandevano vapori psichedelici come pipe acide ficcate nel culo della terra degli opossum. Richiami al freakbeat inglese e al folk stellare californiano ma anche più di un aggancio verso le derive acide dei contemporanei Church, Plasticland, Breathless e Leanan Sidhe: psichedelia surreale e ottenebrata dalle ombrosità ereditate dalla wave di quegli anni e che le dilatazioni dell’ultimo periodo avvicinano alle sponde di psichedelia prog di labels come Delerium o Woronzow. Una storia ai margini cominciata nel 1980 e chiusa nell’89 ripercorsa quasi day-by-day da Tim Pittman nelle note del libretto a corredo di questa doppia raccolta. Totalmente fuori dal tempo allora, totalmente fuori moda oggi, i Moffs.
Franco “Lys” Dimauro