Alla fine degli anni Ottanta il metal inizia a svecchiarsi e ad allontanarsi, fino a disconoscerle, dalle sue pose, dalle sue ideologie, dal suo impianto iconografico, dalla sua tribù ormai destinata a diventare una riserva indiana.
Il tempio pagano dell’heavy metal viene profanato dai punk, le sue mura imbrattate, molte delle sue statue abbattute. Fra le sue macerie, tossici e vandali si ritrovano ad urinare e vomitare fra spazzatura e siringhe infette. È gente cresciuta come i suoi coetanei con i dischi dei patrigni: Black Sabbath e Led Zeppelin in primis ma anche con quelli di Lou Reed, Flesh Eaters, Bauhaus, Black Flag, Wire, Minutemen, Sonic Youth, dei gruppi funk e hip-hop che portano la musica del ghetto in discoteca e la fanno diventare figa.
Sono band che mischiano sugli strumenti quei veleni che spesso finiscono nelle loro vene. Se a Los Angeles sono i Jane’s Addiction a farsi profeti di questo approccio, nel Nord Ovest sono fondamentalmente Green River, Melvins, Screaming Trees e Soundgarden a profetizzare un metal-sound ibrido che abbracci la furia dell’hardcore e lo straniamento delle noise-band. Non più un metal concepito come alternativa “istituzionale” alla musica pop ma una vera officina dove è possibile fondere tutto quello che viene dalla strada e dalle tribù di disadattati che la popolano.
Gli intenti di un disco come Ultramega Ok vengono rivelati dai Soundgarden in un frammento di pochissimi secondi.
In chiusura della cover di un vecchio standard blues come Smokestack Lightning.
Gli amplificatori cessano il loro ruggito per lasciare scorrere il confuso ronzio di Death Valley 69 dei Sonic Youth, in un ideale e simbolico passaggio di consegne che i metallari faticano ad identificare ma che ufficializza lo smantellamento del vetusto tessuto ideologico e culturale dell’hard-rock e l’abbattimento definitivo delle pareti che lo separano dal resto.
In quella manciata di secondi, dopo essere stato esaltato (Beyond the Wheel è uno standard sabbathiano) e deriso (i due frammenti 665 e 667 che giocano con gli abiti demoniaci che spesso si è cucito addosso e col vezzo dei messaggi subliminali incisi a rovescio, NdLYS), l’heavy metal va in ipoventilazione. Soffoca. Perde coscienza. Per svegliarsi già qualcos’altro.
Flowers, All Your Lies, Mood for Trouble, Head Injury schiudono i loro petali di metallo nel giardino elettrico di Seattle.
Franco “Lys” Dimauro