Arriva la primavera e, per non farmi trovare fuori forma, decido di far fare un po’ di flessioni al fedele braccio del mio piatto Technics. Come personal trainers scelgo un po’ di roba che mi è arrivata via posta negli ultimi due mesi.
I primi del lotto sono i No Deal, “nuova” formazione di Cagliari che in realtà nasconde due/quarti dei Rippers, il chitarrista dei Freaks e il boss della storica Gravedigger’s che qui impugna il basso con lo stesso approccio turgido e roccioso di Keith Evans e Cord Neal, perfettamente funzionale al caotico garage punk della band, dove tutto è ridotto al frastuono essenziale. Due canzoni belle maleducate suonate a metà manico, pisciando in egual misura sul giro di Do e sugli assoli di Satriani recuperando piuttosto il minimalismo catramoso dei Velvet e dei Punks di Detroit.
Più scanzonato sembra l’approccio dei lodigiani Scrubs, che immagino a fare le boccacce come il giovane Koizumi. E che probabilmente farebbero le pernacchie a leggere le mie intuizioni. Due canzoni anche nel loro caso, con pioggia fuzz e grandine di maracas come ai tempi dei Primates.
Le atmosfere cambiano del tutto invece con il nuovo E.P. del Link Quartet che se hanno cinque facce in copertina significa che qualche novità c’è. E infatti le quattro cover servite in salsa italiana vedono l’ingresso in formazione di Silvia Molinari di cui onestamente non conosco i trascorsi artistici e che qui si dedica a cantare nella lingua di Dante dei piccoli classici di Blood, Sweat & Tears, Shockin’ Blue e Serge Gainsbourg. Ovvio, conoscendo di cosa è capace il quartetto, che ci si aspetti di azzardare un comodo parallelo con la Driscoll e i Trinity e tirarci fuori anche una simpatica “manovra” aritmetica. Recensione finita, e avanti il prossimo esercizio di fitness. Purtroppo così non è e malgrado il suono da giganti raggiunto dal Link, ormai in grado di padroneggiare retro-pop, funky, hammond-beat e prog con il medesimo altissimo livello di maestria, il lavoro mi pare meno caldo rispetto agli standard altissimi cui il “quartetto” ci ha abituato.
Per elettrizzarmi un po’ metto sul piatto di portata il nuovo singolo di Sam Agostino, alias Brat Farrar. Uno un po’ matto che si diverte a tagliuzzare i riff dei Wipers con una motosega a batterie. Un elettropunk che dà il meglio di sé su Feel This Way, con un bel ritornello anni Ottanta che farebbe gola a tante osannate new wave band in giro per il pianeta e che invece mi sa che ascolteremo in pochi.
Franco “Lys” Dimauro



