Un bufalo nella terra dei canguri.
Già: un enorme, smisurato bufalo cresciuto fuori da ogni mandria, dentro le comunità urbane circondate dal deserto australiano.
Quando nel ‘91 uscì Badmotorfinger dei Soundgarden ricordo come la voce di Chris Cornell che tutti si sforzavano di paragonare a Robert Plant mi ricordasse invece quella di Dave Tice che avevo conosciuto quando, alla fine degli anni ‘70, era andato a rimpiazzare Mike Spenser tra le fila dei Count Bishops, una delle mie ossessioni di allora. Un’ossessione che mi portò ad indagare sulla vita di Dave e che mi fece conoscere i Buffalo.
Incredibili Buffalo.
Eroi dell’hard rock australiano prima ancora che ACϟDC e Rose Tattoo venissero allo scoperto e tuttavia da loro diversi. Musicalmente siamo dinanzi a un hard blues iperamplificato e rotondo, affine a quello dei Ten Year After di Shhh e Watt (da cui i Buffalo riprenderanno egregiamente I‘m Comin’ On sul loro terzo LP, NdLYS), modulato su un uso massivo della distorsione e la reiterazione circolare e psichedelica del basso. Non a torto vennero poi sbandierati come tra i precursori dello stoner rock, per quell’uso di riff pesanti e circolari. Ma allora, nonostante le 15.000 copie vendute di Dead Forever…, furono costretti allo scioglimento da qualche promoter che li vide come un fiasco commerciale. Fu la Vertigo, la stessa label dei Black Sabbath, a chiedere al gruppo di serrare le fila per supportare il tour australiano della band di Osbourne. E Dio gliene renda merito, perché Volcanic Rock più che questo Dead Forever… sarebbe stato il disco migliore dei Buffalo.
Franco “Lys” Dimauro