THE BONE MACHINE – Sotto questo cielo nero (Billy’s Bones/Area Pirata)

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Potrebbe essere la rampa di raccordo tra il “nonno” Clem Sacco dei bei, folli tempi del rock ‘n’ roll e il Capossela che scimmiottava Tom Waits dei primi anni Novanta.

Potrebbe essere, se l’immaginario dei Bone Machine non fosse quello del trash ‘n roll più s”Cortese” e meno disposto ad omologarsi.   

Si, insomma, la musica dei Bone Machine non passerà in radio e annegherà nel suo stesso piscio senza che nessuno osi tuffarsi per salvarla. Neppure stavolta.

Fuori dalla grazia di Dio, come essi stessi dichiararono dieci anni fa.

Oggi, a quasi venti dall’avvio del progetto, i Bone Machine continuano a dire parolacce mentre fanno gli addominali sullo psychobilly di Mɘtɘors e Cramps (li trovate entrambi su Sono sempre un cane) o sul pianoforte di Esquerita (Un altro sorso di veleno), allenandosi a fare le controfigure di Lee Van Cleef sul set western di Siedi accanto al fuoco. Che la potreste ballare bevendo vino e prendendovi a braccetto, come ad un concerto dei Modena City Ramblers e che invece probabilmente non ascolterete mai, distratti dal partigiano reggiano e da qualche fetta di salame messi in mostra al banco frigo delle radio “solo musica italiana”.

 

                                                                                  Franco “Lys” Dimauro

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