NAKED PREY – Under the Blue Marlin (Frontier)  

Se non avete mai compreso come il desert-rock polveroso dei Thin White Rope e dei Giant Sand possa raccordarsi con quello più tardivo e tempestoso dei Kyuss c’è un disco che può facilitarvi l’impresa.

Si intitola Under the Blue Marlin ed è accreditato ad una delle più talentuose ma meno fortunate band del movimento Paisley Underground. Arriva il primo gennaio del 1986 e arriva per scompigliarti i capelli. Che all’epoca abbiamo ancora tutti.

Van Christian si era riscoperto chitarrista cinque anni prima, dopo aver lasciato le pelli dei Serfers prima che si trasformassero in Green on Red. E aveva deciso che poteva percuotere quelle corde come se fosse ancora seduto dietro i tamburi.

Metterci lo stesso piglio, perlomeno.

Quando lo fa, escono fuori cose come The Ride, Rawhead, What Price for Freedom, Voodoo Godhead, o quella cover di Dirt che sono i nervi scoperti di un disco da annoverare fra i classici del guitar-rock americano di quel decennio.

Uno di quelli dove potevi sentire decine di camperos passarti sulla faccia mentre, stirato, provavi ad immaginarti un’America tutta tua, a metà tra i film di John Ford e le strade deserte della tua città nei lunghi pomeriggi di luglio, quando la tua gente disertava i bar del paese per cercare un sollievo dal tormento greve e soffocante della calura estiva.

Un’America selvaggia e accogliente insieme. Un prato verde sotto il letto di casa.

Un’America col sole a picco e la sabbia che ti entra nelle narici.

Dove sei sempre solo nonostante avverta su di te mille occhi che ti seguono dappertutto.

Dove c’è sempre un fucile puntato.

Su te.

                                                                                  Franco “Lys” Dimauro

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