Come se fossero tornati gli Avengers.
No, non quelli in tuta di poliuretano che sfrecciano sul cielo di Hollywood ma quelli che quando passavano davanti alla capitale del cinema (e ci passavano, che quella era la zona), sboccavano di brutto dopo l’ennesima notte di eccessi.
Dunque sono tornati quegli Avengers e, cara Houston..abbiamo un problema: questi sono ancora più incazzati, ancora più sudici e disperati.
Amyl e gli Sniffers vengono da Melbourne e hanno più proiettili nella cartucciera che i Motörhead di Ace of Spades. Pezzi come Cup of Destiny, Control, Shake Ya, Starfire 500, Punisha, Monsoon Rock, GFY penetrano le pareti come se fossero mura di burro.
Non serve dire molto, che mentre vi parlate addosso la piccola e indiavolata Amyl e i suoi ragazzi sono già arrivati a devastarvi la stanza, ad insudiciarvi di schiuma da barba come i Damned teppisti fecero coi vostri papà quando ancora non stavano a con le babbucce a guardare le serie tv. Serve dire solo che il debutto degli Sniffers si candida a miglior disco punk dell’anno.
Dovrebbe bastarvi.
Se così non fosse, vi meritate Pitchfork e le retrospettive di Classic Rock.
Franco “Lys” Dimauro
Ho avuto la fortuna di rimanere folgorato e seguirli dall’esordio del 2016, avevo pochi dubbi che saresti stato il primo a scrivere di loro qui in Italia.
Alla tua sacrosanta recensione, mi permetto solo di aggiungere la segnalazione dei primi due ep «Giddy Up» e «Big Attraction», riuniti in un album lo scorso anno.
Gruppo davvero notevole, poco da dire.
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