BLACK FLAG – Slip It In (SST)

Nel disperato tentativo di non impaludarsi in quell’hardcore di cui loro stessi avevano definito i canoni, i Black Flag avevano corso il rischio di perdere di vista l’obiettivo e di disintegrare oltre che il genere che avevano fondato, anche se stessi.

Il punto più estremo era stato toccato con Family Man, un irrisolto disco senza canzoni e commercialmente votato al suicidio che si divideva fra brani strumentali e piccoli sketch parlati del leader Henry Rollins, perso in un incubo alla Gil-Scott Heron che però non interessava a nessuno. Una scatola nera che mostrava il tentativo disperato dei Black Flag di scappare da sé stessi. Un esperimento che, se replicato, avrebbe finito per disinnescare del tutto il potenziale enorme della band californiana che dunque alla fine del 1984 cerca di correre ai ripari pubblicando l’ennesimo (terzo) album dell’anno: Slip It In prova dunque apenetrare attraverso la breccia aperta con Damaged e riscattare il nome della band dal sempre più nutrito numero di detrattori che li avevano dati per spacciati già col successivo My War e i suoi sbrodolamenti sludge.

La “verginità” punk è ovviamente ormai stata sacrificata e il disco corre sì veloce e cattivo, ma impattando duramente con quel metal-rock che l’intera comunità hardcore (quella italiana in primis) sta rivalutando pur nelle sue forme meno compromesse con i modelli e i cliché popolari e contagiato da quella verbosità che la band non riesce più a tenere a bada. Malgrado tutto, però, l’album regge benissimo alle responsabilità di cui è investito e se non porge la guancia ai nemici, non offre neppure il fianco alle critiche dei giornalisti e dei lettori di Maximum RockNRoll, ovvero il ver sacrum della comunità hardcore californiana “dura e pura” che ammetteva come vangeli canonici solo le repliche più o meno identiche dei primi album del genere e considerava apocrifo tutto il resto.

I Black Flag possono nuovamente far sventolare la loro bandiera nera senza sentirsi obbligati a prestare alcun giuramento di fedeltà.    

                                                                               Franco “Lys” Dimauro

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