BILLY BRAGG – Life’s a Riot with Spy Vs Spy (Utility)

Un trentatré giri che girava a quarantacinque giri. Una cassetta registrata su un solo lato. Un disco che durava un quarto d’ora ma dall’impatto talmente forte da venir eletto fra i 500 album più importanti di tutti i tempi. Talmente arcaico e primitivo nella sua forma basica chitarra + voce da risultare, in quel 1983 in cui quella sintetica era ancora la forma dominante di pop, soprattutto in Gran Bretagna, obsoleto già al suo giorno d’uscita. 

Non voleva cambiare il mondo e non cercava una nuova Inghilterra, il ventiduenne Billy Bragg, eppure in qualche modo cambiò il primo e tratteggiò i contorni per una nuova coscienza sociale che ribaltava l’edonismo frivolo e spensierato che dilagava fra i suoi coetanei. Non che mancassero sacche di “resistenza” alle politiche thatcheriane, ma la forza di quelle canzoni domestiche riportava alla mente i cecchini armati di chitarra che negli anni Sessanta tenevano accesa la fiaccola delle comunità proletarie tenute ai margini dalla storia e aveva un fascino cui era impossibile resistere.  

Erano, semplificando, i Clash in un uomo solo.

E tutti noi potevamo essere quell’uomo, in qualche modo.

Ed ecco che l”impara due accordi e forma un gruppo” si riduceva, come ai tempi del folk, all’”impara due accordi”. Ecco perché oggi se vi chiedono il nome di un cantautore punk potete fare tranquillamente fare quello di Bragg e, se vi chiedono quello di un folksinger, potete parimenti fare il suo.

Spiando il mondo da dietro una chitarra Billy Bragg ci racconta il grigio dell’ordinario e i sogni straordinari, come un capofamiglia che torna a casa da lavoro e si siede al desco di casa.

                                                                                               Franco “Lys” Dimauro

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