NINE INCH NAILS – The Downward Spiral (Nothing)

Nel 1994, inaspettatamente per tutti, la musica industriale trova il suo momento di grande visibilità. A manovrare il timone di questa grossa nave arrugginita da tempo incagliata nel fondo dell’oceano è Trent Reznor, anima nera che si aggira nei luoghi maledetti di Los Angeles che da tempo ha preso residenza al 10050 di Cielo Drive e che ha un grande ascendente nella falsamente luminosa Hollywood, tanto da riuscire a presenziare musicalmente in due dei film più iconici dell’anno: The Crow e Natural Born Killers, spianando di fatto il terreno per il successo clamoroso di The Downward Spiral, il disco che mette in moto la TAM di In Utero e la costringe a camminare fra gli orrori della California. Gli fa fare un giro, anzi un giro doppio, perché The Downward Spiral è un album doppio, una doppia spirale di violenza e dolore che inizia la sua corsa con Mr. Self Destruct, “condotta” da Adrian Belew nel campo minato dei Ministry senza scansare alcun ordigno e la conclude con l’abissale pozzo artesiano di Hurt, con le sue pareti scivolose da cui è impossibile risalire per salutare l’ultima volta il sole.

The Downward Spiral è il “doppio bianco” della musica industriale. E lo è anche nel suo tentativo di cortocircuitare il modello ispirativo di Charles Manson con i luoghi dei suoi crimini e i fantasmi dei suoi “piggies”.  

 

Ho portato questa corona di spine

sulla mia sedia da bugiardo,

pieno di pensieri spaccati

che non posso riparare.

 

Ma cosa sono diventato

amico mio carissimo?

Tutti quelli che conosco

sono andati via, alla fine

e così tu potresti ereditare

tutto il mio sudicio impero

ti farò scendere

e lascerò che ti faccia del male.

NIИ

                                                                               Franco “Lys” Dimauro

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