Tar non era stato un grosso successo. Niente affatto.
Ma Steve Strange, che era uno stratega e sapeva fiutare l’aria come pochi altri, non disperò ed attese che qualcuno bussasse alla porta del Blitz per offrirgli il contratto giusto. Finché quel giorno arrivò. L’album di debutto dei Visage, quello che diede ufficialmente il la al movimento new-romantic uscì per la Polydor, nonostante nessuno fuori Londra sapesse ancora di chi cazzo si stesse parlando.
I Visage erano nati un po’ a tavolino, uno qualsiasi dei tavolini del Blitz, il club dove Steve Strange e Rusty Egan educavano il popolo della notte ai nuovi suoni sintetici, facendo da incubatrice prenatale a tutto quello che poi sarebbe diventato il synth-pop e la scena new-romantic inglese. Attorno a quel tavolo avevano riunito Midge Ure, Barry Adamson, Billy Currie, Dave Formula, John McGeoch, Chris Payne per mettere mano all’omonimo album di debutto, pubblicato tre mesi dopo quella Ashes to Ashes per il cui video Steve Strange era stato chiamato da Bowie in persona ad indossare uno dei suoi copricapi improbabili e un vestito da vedova del Settecento.
Questa ambiguità esibita con grandissima classe avrebbe fatto di Steve Strange una icona dell’omosessualità mediatica e avrebbe attirato l’attenzione sui Visage anche in quei paesi, Italia compresa, in cui l’immagine sessualmente poco definita era ancora un’”attrazione” da spettacolo, aprendo di fatto la strada ai vari FGtH, Culture Club, Dead or Alive. L’album e in particolare il grandissimo successo per cui ancora oggi vengono ricordati Fade to Grey è ispirato, manco a dirlo, da Berlino e dal suo muro divisorio. L’intento è quello di replicare con l’artificio delle macchine il freddo e la decadenza che quella città ispira, di ricreare “in vitro” il suo grigio e tetro profilo di mattoni e cemento. La paralisi ritmica di Fade to Grey non è però il tratto unico e peculiare dell’album, dove invece l’invasione dei nuovi ritmi elettronici è tangibile e a tratti esuberante (Moon Over Moscow, Blocks on Blocks, Tar, Malpaso Man) fino a rasentare a tratti l’hi-nrg.
Il peso complessivo del disco non è tale da renderlo un capolavoro e sembra più un tentativo di testare le capacità del gruppo di confrontarsi con i campi di applicazione dei sintetizzatori e delle batterie elettroniche ma i Visage avevano centrato l’obiettivo di catalizzare attorno a loro gli occhi dei media. Meno truccati dei loro ma non meno curiosi.
Franco “Lys” Dimauro