Sembrano i Damned ripuliti dalla schiuma da barba, i Teenage Head che sorridono dalla copertina del loro album di debutto. Poi giri la cover e te li ritrovi ripuliti anche dal gel, coi capelli sciolti sulle spalle, un doppio filo di eyeliner, cuciti dentro giacche, giubbotti, jeans e cravattini che sono un omaggio alle pratiche estetiche e stilistiche del proto-punk, a quel che puzzava già di strada e di birra scadente. Ecco, quello è il mondo dei Teenage Head, un mondo dove il rock and roll è un allegro bivacco accanto ad un muro scrostato, una lunga catena di accordi che dalla loro lancia finisce fin dentro le acque degli anni ’60 e ’50, una serie di “little boxes” dove non c’è spazio per quello che è già stato corrotto dal mondo adulto e dove i beni di prima necessità sono quelli già miticizzati dai Dictators.
Bonerack, Top Down, Curtain Jumper, You’re Tearin’ Me Apart, Picture My Face, Lucy Potato, Ain’t Got No Sense riaggiornano l’abbecedario del punk canadese secondo quelle coordinate che furono appunto dei Dictators, dei Real Kids e dei Ramones con un piglio di amabile strafottenza e di ingenua ma tenace fede nella capacità salvifica del rock and roll.
Franco “Lys” Dimauro