Nel punk si può ancora dire qualcosa, nonostante tutto. Anzi, urlarlo. Una volta e una volta ancora, come fanno gli Stiff Richards su DIG.
Approdata al gradino successivo a quello dell’autoproduzione, la formazione australiana tiene acceso il miglior spirito punk in sette canzoni (fra cui una cover della mitica No Fun on the Beaches dei Chosen Few) che versano sangue come fossero stimmate e un’intro strumentale che però scivola alla fine del disco, avendo trovato le rocce, fra cui le monumentali Ostentasious e DIG e la scoscesa, pericolosissima Do It Right Now, coperte di muschio.
Attenti anche voi a dove mettere i piedi se siete poco abituati a questi pendii.
Franco “Lys” Dimauro