Dopo l’ecatombe industriale dei primi dischi i Cop Shoot Cop trovano una nuova forma di disciplina riadattando il loro suono catastrofico all’assetto classico di una rock band con Release, il primo (e ultimo) album del gruppo newyorkese in cui la chitarra elettrica assurge al ruolo di attrice protagonista dell’atto compositivo e non più come ulteriore elemento espressionista di disturbo dentro il caos immorale, facendo tesoro delle tecniche eversive ma funzionali di Duane Denison e Tom Morello.
Ne trae beneficio l’intero processo di scrittura che, in barba a quanti avrebbero voluto farne i paladini ad oltranza del terrorismo sonoro, si colora di mille sfumature (i contrasti fra il basso roboante e il picchiettìo del pianoforte di It Only Hurts When I Breathe sono fra le più belle architetture dell’alternative-rock degli anni Novanta) finendo anche per riesumare su Last Legs le vecchie ambientazioni da library-music italiane, immerse nella stessa dimensione plumbea ed urbana dei Naked City. Ambulance Song veste i colori sinistri tanto cari a The The, il crooner definitivo dell’era pre-atomica così come Lullaby sfoggia i toni epici della ballata decadente, Anyday Now la coda di pavone dell’anthem-punk, Suckerpunch le tumefazioni del noise-rock, The Divorce riadatta i racconti metropolitani di Jim Carroll alternando ad un malinconico giro di piano la festosità mariachi dei fiati, sotto lo sguardo severo e vigile di un basso implacabile, tipicamente anni Novanta.
E 90 fa paura, come suggerisce la Smorfia, anche quella dei Cop Shoot Cop.
Franco “Lys” Dimauro