Nell’estate del 1992 gli Yo La Tengo affiancano i My Bloody Valentine e i Buffalo Tom per quattro date fra Canada e Stati Uniti.
Il set della band di Hoboken si apre con una lunghissima jam strumentale di mezz’ora, lasciando interdetti i suoi fans. I Heard You Looking è un pezzo che, sin dal suo titolo sibillino che ancora nessuno conosce, sembra voler portare il pubblico da qualche altra parte, probabilmente proprio sulle braccia dei My Bloody Valentine. La destinazione apparirà più chiara quando, l’anno seguente, uscirà Painful, il disco con cui Yo La Tengo abdicano da sé stessi e si spostano verso un’altra galassia. I Heard You Looking vi appare come traccia conclusiva, ridimensionata ad un terzo della sua durata live. Ad introdurre il viaggio è invece la languida Big Day Coming, lunga uguale, languidissima e appoggiata ad un loop di organo, appena appena accarezzata da un arpeggio di chitarra e qualche borbottio delle valvole che aspettano il loro momento di gloria nella loro gabbia amplificata. Quel momento arriva molto più tardi, nella versione elettrica del pezzo che chiude su un solo accordo l’intera storia del Paisley.
Painful si dibatte fra queste due anime, nello stridente contrasto tra la volontà di allargare a dismisura le maglie del suono fino a renderlo filigranato (Nowhere Near, A Worryng Thing, The Whole of the Law) e quello di identificarsi come dei moderni Efesto in grado di governare un urticante calor bianco che si fa largo sottoforma di lingue mefistofeliche su brani come I Was the Fool Beside You Too Long o Double Dare. La sterzata è netta in direzione shoegaze ma il margine di manovra è ampissimo e produce piccoli capolavori trasversali come Sudden Organ, From a Motel 6 o le due versioni speculari di Big Day Coming, fra le altre.
Gli Yo La Tengo saltano il fossato. Grande quanto tutto l’oceano.
Franco “Lys” Dimauro