Sulla carta, una bomba.
Sul piatto, un po’ meno.
Un po’ come nei ristoranti stellati.
E qui di stelle ce ne sono tante: Phil May e Dick Taylor dei Pretty Things, Matthew Fisher dei Procol Harum, Tony Oliver più a sezione ritmica degli iNMaTES ma anche Don Craine e Keith Grant dei Downliners Sect, Jim McCarty degli Yardbirds (con cui May e Taylor hanno messo su, ad inizio degli anni ’90 la Pretty Things/Yardbird Blues Band realizzando due album di onestissimo ma trascurabile Chicago blues assieme all’asso della sei corde e dell’armonica Studebaker John, NdLYS), Jonathan Edwards dei Vibrators, Eddie Phillips dei Creation, Gary Lammin dei Cock Sparrer, Steve Hooker dei Bozmen del futuro braccio destro di Morrissey Boz Boorer.
L’idea originale, ovvero quella di un omaggio sentito al garage rock americano, viene in realtà “mascherata” facendo leva sulla notorietà di Fisher e dunque intitolando il disco con un ovvio riferimento ai Procol Harum oltre che agli Standells. Il tentativo però non riesce, perché il pubblico cui il disco è destinato in larga parte nutre verso Fisher se non un’indifferenza pigra, un odio spietato, avendo imborghesito il rock ‘n’ roll degli anni Sessanta fin troppo. Ecco dunque che anni dopo, quando si tratterà di ristampare questo disco che giaceva tra gli invenduti, il nome di Fisher scomparirà e il titolo verrà cambiato in un non più originale ma di certo più mirato Rockin’ the Garage. Restando comunque fra gli invenduti.
Non perché sia un brutto disco. Ma, tirando le somme, un disco inutile. Questo si.
Perché nel 1994 prima e quindici anni dopo ancor di più, di cover version di Louie Louie, Strychnine, Pushin’ Too Hard, 96 Tears, Sometimes Good Guys Don’t Wear White, Kicks e I’m a Man ne abbiamo pieni non solo gli scaffali. E alla fine anche se di Midnight to Six Man non ne abbiamo mai abbastanza, questa nuova versione del ’93 non è per nulla superiore alla prima, arruffata versione del ’66.
“A Whiter Shade of Dirty Water” paga pegno di questo, un po’ come sarà per Chesterfield Kings di Where the Action Is!, ma non è affatto un brutto disco. Sintomatico di un ritorno nostalgico e pre-senile alla musica della loro gioventù che verrà certificato con …Rage Before Beauty, Phil May e Dick Taylor si apprestano a tornare al vecchio, grezzo sound di trent’anni prima. E quando c’è da agitare le zazzere, io non posso non essere dalla loro parte.
Franco “Lys” Dimauro