SCIENTISTS – Negativity (In the Red)

Nel laboratorio degli Scientists si lavora a pieno regime sulle malformazioni del blues e sull’infezione da carbonchio che ne viene. Senza guanti, senza mascherine, senza riserve di ossigeno, senza nessuna volontà di trovare una cura.  

Altre undici canzoni blues scritte fuori dai margini del foglio. Altre undici canzoni a loro modo inquietanti e deformate come la foto di copertina di Negativity. E negative come il titolo, va da sé.

Nelle mani degli Scientists il blues subisce lo stesso oltraggio che subiva nelle mani degli Stooges (andatevi qui a sentire, senza indugiare oltre, Safe, NdLYS) o di Martin Rev (la prima sagoma assassina che incontrate sull’iniziale Outsider ma in cui vi imbatterete anche in altre parti del disco). Un serpente dalla testa velenosa che si struscia sul seno di Lydia Lunch, fino a spurgarsi dal veleno spruzzando come un membro eretto nell’atto di eiaculare. Immagini feroci e neo-industriali da cui ci distoglie, a ¾ del disco, la sequenza di I Wasn’t Good at Picking Friends e di Moth-Eaten Velvet. Un dissociato garage-rock schiacciato tra due mura di suono, uno di stampo spectoriano, l’altro figlio diretto dei Sonic Youth il primo, una morbida ballata velvetiana la seconda che deve essere un po’ come aprire la finestra per cambiare l’aria e guardare uno spicchio di cielo blu fra le polveri di lana di vetro che ormai ci saturano gli occhi e le narici.

                                                                           

                                                                                 Franco “Lys” Dimauro

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