BLUR – Think Tank (Parlophone)

La scommessa è supplire in maniera (in)credibile alla mancanza di Graham Coxon. Cercando aiuto esterno (Fatboy Slim in primis) e facendo virtù delle poche e grezze capacità interne (con Damon Albarn costretto, quando serve, a dar fondo al suo rudimentale approccio alla chitarra, come su Crazy Beat), cercando ispirazione vicino (Radiohead) e lontano (Marrakech) da casa, fra gli scaffali impolverati dei propri vinili (quelli dei Clash) e i tanti file che vengono giù quando il modem di casa Albarn scarica da Napster mentre lui è impegnato ad imparare l’arte di fare il papà: musica etnica nella sua accezione più pura e in quella più contaminata, urban, dance, hip-hop.

Il risultato è un disco a forma di imbuto, con una parte conica notevolmente sproporzionata rispetto al gambo inferiore.

L’assemblaggio conclusivo, ovvero la sequenza del film dove il “mostro” creato in laboratorio prende vita, è un esperimento fallito: Think Tank si regge a malapena e sembra quasi una versione impacciata dei Gorillaz, la band-manga messa su da Damon Albarn e Jamie Hewlett qualche anno prima. Una giungla dove si stenta a riconoscere le liane solidamente ancorate all’albero dalle semplici e fragili edere irlandesi, rischiando di farci cadere giù come ingenui scimmioni.    

                                                                               Franco “Lys” Dimauro

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