DINOSAUR JR. – Farm (Jagjaguwar)

Sotto il letto, là dove voi tenete il vaso da notte, J Mascis tiene un pedale distorsore.

Non appena sveglio, si stropiccia un po’ gli occhi e lo pigia.

Pochi minuti e la colazione è pronta. Squisita come sempre. Sciroppo d’acero, cannella, uva sultanina e miele distribuiti su undici pancakes lasciate un po’ crude per poterci affondare anche le gengive se nel frattempo, da quando i Dinosaur Jr. sono arrivati come un uragano ad oggi, avete perso tutti i denti o buona parte di essi. Odore di cose buone, di cose familiari soprattutto, nella fattoria Mascis.

Farm arriva a ben venticinque anni dalla comparsa sulla Terra di quell’animale preistorico che cambiò le sorti di buona parte dell’alternative rock americano e ad una dozzina da quell’apparente estinzione che in realtà si rivelò essere solo un lungo letargo da cui la band si è riavuta con un ruggito da leoni come Beyond. Il nuovo album non tradisce le aspettative scatenate proprio da quella reunion e rincara la dose, con pezzi come I Want You to Know, Plans, There’s No Here, Pieces, Over It, l’assolo infinito di I Don’t Wanna Go There già pronti ad affiancare i grandi classici del gruppo, con il loro suono epico e grondante di sottile malumore, di annoiata beatitudine. Un assordante scudo contro le inimicizie e le delusioni.

Golia va incontro al pastorello Davide.

Si china.

Lo prende tra le mani.

E gli mostra lo sterminato campo del suo dolore.            

 

                                                                                               Franco “Lys” Dimauro

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