THE GUN CLUB – Death Party (Animal)

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Death Party è una delle tappe intermedie nell’autostrada fra Miami e Las Vegas.

Breve che quasi non te ne dovresti accorgere.

E invece te ne accorgi eccome.

Un EP che richiama sin dal titolo le feste-tributo organizzate a Los Angeles da Phast Phreddie e che documenta il breve periodo di Jim Duckworth (ex-Panther Burns) alla chitarra.

Un EP snello e veloce che contiene una delle più belle canzoni di Jeffrey e di TUTTO IL CANZONIERE AMERICANO (House on Highland Ave., NdLYS) e raccoglie nuovi proseliti, malgrado il successo, quello vero, non arrivi ne’ adesso ne’ poi. Ma è un disco di una bellezza assoluta, forse la vetta artistica e poetica dei Gun Club, un sunto di tutto il loro immaginario in una manciata di canzoni che sono un melodramma urbano del tutto speculare a quello contadino del blues che si agita dentro Pierce da quando l’ha incontrato la prima volta.

La formazione è a ranghi ridotti, con Jim Duckworth alla chitarra e Dimitri dei Bush Tetras alla batteria. Jimmy Joe Uliana, che si occupa del basso, non è ufficialmente nella line-up, così come Texacala Jones. Eppure, forse anche per questa sua natura spuria, estemporanea, precaria, Death Party è mosso da una ispirazione febbricitante che percorre tutte e cinque i pezzi, con una prestazione vocale e un apporto strumentale che ne fanno uno dei capisaldi di tutto il roots-rock degli anni Ottanta.

Un motel sporco di grasso e di sperma lungo l’autostrada che unisce la Florida al Nevada.  

 

                                                                                   Franco “Lys” Dimauro