THE LOONS – Memories Have Faces (Munster)

0

Qualche “assaggino” l’avevamo avuto con qualche sparuto singolo, ma sul fronte degli album i Loons erano fermi da ormai quasi dieci anni, ecco perché Memories Have Faces è celebrato come uno dei più grandi eventi discografici dell’anno per quanto riguarda la musica sixties-oriented, assieme al ritorno degli Unclaimed di qualche mese prima.

L’attesissimo quinto album della formazione californiana è, soprattutto nella prima parte del disco, pura pirotecnica freakbeat, esposto alle radiazioni del R ‘n B selvatico e del garage rock “progressivo” che Mike Stax pratica ormai da decenni.

Colori sfolgoranti accendono pezzi come High Desert Sky, Daffodils or Despair, Ocean, Second Hand Dream e High & Lonesome, tutti sogni in technicolor della miglior fattura.  

La sezione più curiosa dell’album è quella centrale, segnatamente la ninna-nanna psichedelica di When She Sleeps e la ruggente versione dei Pretty Things “minori” di Cries from the Midnight Circus, resa con un piglio alla Steppenwolf che sembra fare un po’ a pugni col resto del lavoro, che ha ancora frecce acidissime da scoccare, fino a centrare nuovamente il bersaglio con la strabordante Hollow Men che riecheggia degli Who, ma come se fossero tirati giù in helter skelter psicotico e turbolento.

I Loons tornano a far girare all’indietro le lancette del tempo, nel loro carosello variopinto e psichedelico. Noi, non possiamo che salire su e lasciarci cullare dal capogiro che Memories Have Faces provoca.  

 

                                                                               Franco “Lys” Dimauro