BLACK SNAKE MOAN – Lost in Time (Area Pirata)

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Black Snake Moan come un vecchio blues.

Black Snake Moan come il rumore strisciante che segnala l’ingresso della tentazione nella vita che non conosce il peccato. Come il sibilante rantolo velenoso del mondo che invece lo conosce eccome.

Black Snake Moan come uno scampanellio di sonagli che annunciano un pericolo.

Black Snake Moan, soprattutto, come il risveglio del Kundalini che dorme accucciato nei nostri corpi assopiti.  

Black Snake Moan come l’uomo-serpente che si è smarrito nel tempo con tutta la gioconda serenità e il sottile turbamento che ne conseguono. Sentimenti che Marco Contestabile si trascina dietro assieme ai suoi strumenti ormai da otto anni. Dita, testa, bocca, mani, piedi, braccia, gambe e capelli, tanti, che si muovono seguendo l’istinto primordiale per il ritmo. Organi vivi in un organismo vivo. Usando dapprima il blues e il folk come elementi catartici, come binari su cui sistemare il suo vagone e poi, una volta inaugurato il viaggio e perfezionata l’arte di bastare a sé stesso, assecondare la scelta di ripennellare il nero dominante con pigmenti di colore sempre più densi portando la sua musica a raggiungere una trascendenza psichedelica sempre più marcata, liberatoria, ascensionale, a tratti addirittura filigranata.

Di tutta questa marcata bellezza è saturo Lost in Time, che deve essere qualcosa di simile all’albero della conoscenza piantato nel centro dell’Eden.

Quello dove si annidava il serpente. E su cui avrebbe fondato il suo regno.

                                                                               Franco “Lys” Dimauro