MADNESS – Keep Moving (Stiff)

Keep Moving torna all’idea dinamica che è cara all’iconografia della band.

Ma è soprattutto il disco che conferma i Madness come la migliore compagnia di caratteristi del microcosmo londinese.

Ogni frammento di canzone, uno scorcio di Londra.

Ad ogni passaggio, un salottino allestito per l’ora del tè, una corsa ordinata ed elegante al parco, un odore di brodo a buon mercato che si diffonde dalle imposte di un ostello per barboni, un lampeggiare di semafori, una combriccola di mendicanti che improvvisa un ballo sotto il Tower Bridge, un Bobby che ammonisce un borseggiatore, un hooligan che aiuta una vecchietta ad attraversare, prima di andare a naufragare in una rissa da pub.    

Un album ancora una volta ricco di intuizioni, genio e sregolatezza.

Come Victoria Gardens o Samantha che sembrano un provino dei Blur, dei Suede o dei Kaiser Chiefs. Con molti anni di anticipo. E con molto, molto più ritmo.

O come quelle piccole gocce di vapore inglese che colano giù da ogni singola nota di One Better Day.

Poi le tende si spostano con fare gentile, per spiare la corsa di questi sette giullari che sfilano sotto i tetti rossi della città.

Non più uno un passo dietro l’altro ma uno a fianco all’altro.

Ancora una volta a piedi, come Oliver Twist.

 

                                                                                  Franco “Lys” Dimauro

kepmovin

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