BRAIN DONOR – Love Peace & Fuck (Impresario)  

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J Mascis lo avrebbe fatto dopo. Ma Julian Cope lo fece prima e lo fece meglio. A cavallo tra i due secoli, per essere precisi. Ad un certo punto, mentre si trova in uno dei siti pagani che sta studiando per conto della BBC, si lancia senza rete e senza protezioni verso il rock ‘n’ roll più rozzo e disperato. Il suo nuovo progetto si chiama Brain Donor, e lo vede impegnato al basso e alla voce a fianco di Doggen Foster e Kevin Bales che in quel medesimo periodo sono stati convocati da Jason Pierce per la nuova line-up degli Spiritualized.  

L’assetto è quello del classico power-trio sulla falsariga di Blue Cheer e Grand Funk Railroad. Il suono che ne esce è pressoché il medesimo: un prototipo di hard rock dozzinale e sguaiato. Nulla di miracoloso, se non nella misura in cui riconcilia la nostra mappa di rock sporcaccione col GPS di Julian Cope, che pensavamo si fosse definitivamente smarrito durante l’ennesima escursione a caccia di funghi.

Ci accorgiamo invece che quel fuoco di bivacco che avevamo notato all’orizzonte erano in realtà i catodi surriscaldati di due Marshall valvolari. Il rumore di quegli amplificatori viene convogliato dentro le otto tracce di Love Peace & Fuck passando attraverso l’imbuto stoogesiano di She Saw Me Coming e Get Off Your Pretty Face e il falsetto alla Rob Tyner di Pagan Drawn per poi disperdere il seme in parossistiche divagazioni hard-rock come Odins Gift to His Mother, U-Know!/You Take the Credit, She’s Gotta Have It in cui il terzetto dispiega le sue ali di piombo per inabissarsi in un mare di fiele che trascina giù anche noi.  

 

                                                                                 Franco “Lys” Dimauro