THE ROUTES – Tune Out, Swich Off, Drop In (Groovie)  

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Sturatevi le orecchie per accogliere il disco che mette il sigillo sul garage-punk degli anni dieci. Il settimo album dei Routes vede la formazione ridotta clamorosamente ad un duo composto oltre che dal solito Chris Jack (uno dei polistrumentisti più dotati che la musica garage ci abbia mai regalato), dal batterista Bryan Styles.

In due, i Routes continuano a tenere viva la fiamma dell’Ade. Alimentandola con la solita catasta di legna sixties-punk ma gettando in pasto alle fiamme anche ciocchi di rumore shoegaze e qualche ceppo di legno che arriva dai boschi crauti. Con moderazione, è il caso di precisare, ché la natura della band non viene stravolta ma solo contaminata.

Ad esempio il ritmo motorik che apre il disco e che sembrerebbe voler dirottare il treno dei Routes verso binari sconosciuti, alla fine conduce lentamente i vagoni dentro i capannoni della classica officina dove le mole lavorano h24 per smerigliare i taglienti accordi rock ‘n’ roll basici che emergono con prepotenza già a partire da The King of Loose Ends per esplodere poi nella virulenta You Cried Wolf, con le chitarre sovrapposte di Chris a turbinare nell’aria come una coppia di nunchaku manovrata da un maestro di Kobudo.     

La voglia di sperimentare tuttavia è un tratto distintivo di questo nuovo album del gruppo anglo-nipponico ed emerge da pezzi come Thinner Everyday o When You Come Down, tappeti onirici intarsiati di effettistica vintage rubata a casa di Electric Prunes, Third Bardo e We the People.

Verde, rosso e blu fluorescente che sgorga dalle pietre.

Come toccate dalle dita magiche di un alchimista.

Buon Natale a voi e famiglia, se non ci vediamo prima e se per quella data avrete ancora una famiglia.   

 

                                                                                   Franco “Lys” Dimauro