OPAL – Happy Nightmare Baby (SST)

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Gli Opal. Ovvero quando David Roback si ridesta dal sogno colorato dei Rain Parade e sprofonda in un incubo escheriano.

Sul letto, accanto a lui, c’è distesa Kendra Smith, musa e madonna del movimento Paisley. È un incubo, ma è un incubo niente male.

Happy Nightmare Baby rende tributo all’acid rock californiano di due decenni precedenti e lo avvelena ulteriormente con le ossessioni inglesi di Roback (Pink Floyd in primis e non esclusivamente quelli di Barrett, ma anche i Tyrannosaurus Rex e i Soft Machine) e alcune scorie tossiche che sembrano state trasportate da qualche falda petrolifera sotterranea proveniente dall’oriente.

Ne viene fuori un disco bellissimo e trasversale di grande fascino che disseminerà il suo polline ben oltre il recinto ormai divelto del Paisley Underground. Ne ritroveremo tracce nei dischi di esordio di Uzeda e PJ Harvey ad esempio e, tumulato sotto tonnellate di rumore, in molti dischi shoegaze e anche in quelli di band come Smashing Pumpkins e Tool. Ma mai in questa forma, che suona come una visione dilatata, alterata, deforme, fluttuante del blues primigenio, così come lo sognarono i Doors e i Grateful Dead.

Il Paisley Underground muore agitando i tentacoli, in preda ad un ultimo spasmo, vittima di un ultimo, definitivo fiotto di veleno lisergico e letargico.     

                                                                                 Franco “Lys” Dimauro