THE ROYAL HANGMEN – Hanged, Drawn & Quartered (CopaseDisques)

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Attendevo con trepidazione il nuovo disco dei Royal Hangmen, dopo il bellissimo singolo dello scorso anno in cui stringevano tra le mani quattro canzoni-bomba del neogarage anni ’80 (She Told Me Lies, Yeah, I’ll Walk Away ed Help That Girl) uscendone fuori illesi.

Il nuovo album conferma le impressioni suscitate da quel dischetto e dal precedente album uscito su Screaming Apple. La band di Zurigo si muove sul solco tracciato dalle band della tradizione garage-punk di trent’anni fa, con inserti fulminanti di armonica, organo vintage in stile Mysterians e chitarre che si muovono tra tipici assalti fuzz, ricami folk-punk e saltellanti stomp da giungla Diddleyana. Infilando pure qualche bel brano in odore di classico come I Think It’s a Storm, Ain’t Walking a Line o You’re on My Mind.

È un lavoro tuttavia ancora perfettibile, con qualche accorgimento (l’uso di qualche percussione aggiuntiva al semplice uso della batteria potrebbe giovare di molto ad esempio) e un approccio vocale più aggressivo e famelico. Manca insomma, l’affondo finale. Che è probabile arriverà al prossimo passo ma potrebbe anche non arrivare. Intanto, aspettiamo.  

                                                                                              Franco “Lys” Dimauro

CREEPS – Blue Tomato (WEA)  

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Gli svedesi Creeps sono, storicamente, l’unica band nata in piena rivoluzione neo-sixties ad aver raggiunto un successo clamoroso. Breve, effimero ed evanescente ma clamoroso. Lo fanno all’alba degli anni Novanta, con un disco che lascerà interdetti anche i fans che avevano accettato quella metamorfosi che da Enjoy The Creeps li aveva portati al soul-punk farcito di Hammond di Now Dig This! di cui Blue Tomato rappresenta la degenerazione e lo scadimento in ottica commerciale.

Siamo nel 1990 e la piccola ma agguerrita Acid Jazz di Londra sta creando dal nulla un nuovo fenomeno musicale che cerca di coniugare il jazz elettrico degli anni Sessanta con l’R&B più raffinato e un tiro funky morbido che riesce a fare breccia nel mercato con band come Galliano, Brand New Heavies, Mother Earth, Corduroy mentre vecchie glorie come Style Council, James Taylor Quartet ed Everything But the Girl trovano una seconda giovinezza proprio riadattando il loro stile alle moine delle piste da ballo più sofisticate.

La WEA, che si trova in mano un prototipo che con qualche ritocco all’immagine e una spinta sul groove può tranquillamente rivendicare un ruolo in quello che è diventato il suono più “in” della stagione, mette il gruppo alle strette.    

Il risultato è Blue Tomato.

Copertina disarmante, con la band obbligata a vestire come una terribile boy band dei paesi baltici. Come la band, anche il suono di Now Dig This! viene costretto sin dall’introduzione a subire parecchie umiliazioni (Ohh-I Like It! – il megasuccessone di cui parlavo in apertura – She’s My Girl, I’m Gone, Up the Top, I’d Better Start Running, Get a Little Lovin’) con assoli di chitarra, piccoli orgasmi fiatistici, cori da Sister Act e una batteria che, pur poco dinamica, viene incaricata di tenere sveglio il groove, come fosse una pasticca di amfetamina.

C’è tutta un’aria di allegria posticcia che inquina Blue Tomato, anche quel poco, pochissimo di buono che noi dal cuore tenero vorremmo salvare dal macero, un’aria da programmi televisivi del venerdì pomeriggio.

I Creeps affogano in una insalata di pomodoro.

Blu, peraltro.

 

                                                                                               Franco “Lys” Dimauro