Capita sovente che i supergruppi o presunti tali si rivelino una cagata pazzesca, roba buona per rimpinguare le tasche di qualche casa discografica e dei musicisti coinvolti, spesso a serbatoio creativo scarico e che in tal modo possono garantirsi un po’ di introiti e di visibilità tra uno spot promozionale e l’altro. Succede invece che qualche volta, raramente (e questo non fa che dar valore aggiunto a quanto stiamo per affrontare, NdLYS), passato il timore di trovarsi faccia a faccia con l’ennesima strombazzata superband, ti ritrovi tra le mani un disco in cui la somma degli addendi equivale, anzi supera, il risultato previsto. Oddio, non che qui dentro ci siano chissà quali stelle del pop, si tratta pur sempre di gente che ha referenze maturate in piccole sotterranee glorie indie-rock, peraltro canadese. Che equivale a dire un po’ più a nord di dove le piccole cose diventano grandi (gli Strokes, per dirne una…). Roba tipo Zumpano, Neko Case and Her Boyfriend, Limblifter, Destroyer…poca cosa, se confrontata alla carica power pop che sprigiona da questo disco, in origine stampato su Mint Records un paio d’annetti fa e che ora la Matador si fa carico di esportare per il mercato europeo. Dio la abbia in gloria: Mass Romantic si appiccica al lettore come una chewing-gum che si allunga con il rock ‘n’ roll sbilenco di Jonathan Richman e Soft Boys, si gonfia di power pop marca Blondie-Pretenders-Models (quando il microfono passa alla bella Neko e i sintetizzatori fanno furore) ed esplode in mille bolle blu a forma di Kinks, Violent Femmes, Pixies, Hell on Wheels.
Chitarre che saltellano un po’ ovunque, voci sovrapposte, tastierine vintage, un wall-of-sound tipicamente seventies. Per chi mastica già ‘sta roba, Letter from an Occupant, Jackie ma soprattutto la title track e The Slow Descent into Alcoholism avranno sintomi contagio immediato, per tutti gli altri l’infezione mi auguro abbia effetti non meno dannosi. Io mi ci accompagnerò l’estate, usandolo come antiparassitario contro tutta quella merda fintosudamericana che presto ci soffocherà l’etere.
Franco “Lys” Dimauro