THE FREAKS OF NATURE – 17 Way-Out Punkers for the Lost Generation! (Related)

Se i post su Facebook sono il termometro, i Freaks of Nature godono ancora oggi dello status di cult-band anche fra i cultori del garage-sound più sfegatati, perlomeno qui in Italia. Del resto, vista l’assenza di riviste di settore ed essendo assenti su YouTube e su Spotify, la cosa non mi stupisce. Stessa sorte toccò anni fa agli Oh No’s, del cui disco credo si trovi in rete e su carta solo la mia recensione, peraltro breve come volle all’epoca il direttore di una rivista che paventava amore incondizionato per il garage-punk e che invece subiva le angherie di chi voleva l’indie rock al potere.    

Venuti fuori da Phoenix ormai cinque anni fa e con un album all’attivo (qui incluso per intero assieme a tutti i brani dei due singoli eccetto uno), i Freaks of Nature sono fedeli alla linea del più selvaggio garage-punk marchiato Back from the Grave. Roba che anche sul supporto digitale, suona come una merda troglodita registrata ai Sound Ideas o ai Pharaoh Records Studio da band come Alarm Clocks e Zakary Thaks mentre i genitori erano in vacanza.

Dalle cover di It’s a Cryin’ Shame, Now You Say We’re Through, Don’t Blow Your Mind e Can’t Tame Me giù fino a Paula (dedicata ovviamente alla Pierce delle Pandoras), Make Me Cry, gli effluvi Diddleyani di What’s the Use?, la demenza gruesomesiana di Hurtin’, gli Yardbirds spennati e chioccianti di Wonder Why, i Freaks of Nature riportano il garage-punk nella fossa.

Armatevi di pala.

 

                                                                                  Franco “Lys” Dimauro

 

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